domenica 7 giugno 2015

" Der Park" ovvero le ragioni del fallimento della società contemporanea secondo Peter Stein....




"Der Park" ( Il Parco), scritto nel 1983 da Botho Strauss per essere messo in scena da Peter Stein, è tornato dopo trent'anni sul palcoscenico, dopo tanti altri tentativi mai andati in porto. 

Strauss si è ispirato al "Sogno di una notte di mezza estate" di Shakespeare, laddove del bosco delle fate rimane solo un groviglio di cespugli secchi e spinosi. 

Oberon e Titania, trasposti dalla commedia del Bardo, continuano a litigare per il giovane servo, ma hanno anche l'importante compito di risvegliare nei passanti del parco metropolitano (Berlino '83? Roma 2015?) una passione erotica irrimediabilmente persa. Il folletto sbadato Puck viene trasformato in un artista gay, Cypriano, che crea e vende feticci sessuali, utili a scombussolare le relazioni coniugali fra le coppie, come quelle di Georg ed Helen, Wolf ed Herma, versione borghese dei giovani innamorati del Sogno shakespeariano.

Anche nella pièce di Strauss, Titania subisce un incantesimo: poiché non riesce a frenare il suo desiderio sessuale, finisce per innamorarsi, non di un asino come nel Sogno, bensì di un toro. Nella messinscena di Peter Stein, Titania utilizza il posticcio di una mucca per poter essere "montata" dal toro, come nel mito greco di Pasifae, per partorire infine il Minotauro.

C'era tutto questo e c'era molto altro ancora nello spettacolo di Peter Stein, della durata di circa 5 ore (con 3 intervalli di dieci minuti scarsi ciascuno), andato in scena per tutto il mese di maggio al Teatro Argentina.

Il regista ha trasformato il Sogno shakesperiano in una crudele previsione sulla società contemporanea, dove i rapporti umani sono regolati solo dalle convenzioni e dagli interessi economici. Uomini e donne convivono senza condividere alcuna convinzione etica o politica, pronti a lasciarsi o a scambiarsi grazie a qualche feticcio sessuale, creato da un artista che ha abdicato al suo ruolo per avere soldi e potere.

Nei ruoli principali spiccano le superbe interpretazioni di Paolo Graziosi e Maddalena Crippa, moglie di Peter Stein. Graziosi, visto solo poche settimane fa nel dramma "Il ritorno a casa" di Pinter, è ambiguamente straordinario nell'impersonare un Oberon sconfitto, che non riesce a risvegliare gli istinti erotici degli umani, a conquistare per sé il giovane servo nero, e nemmeno a fermare l'inesauribile desiderio sessuale di Titania. Finisce così per incarnarsi in un borghese qualunque, un pochino rimbambito e preso in giro dai conoscenti, seduti ai tavolini da night club posti sotto il palcoscenico, davanti al pubblico.

Maddalena Crippa, straordinaria Titania dall'inesauribile passione erotica, non riesce a sedurre nessuno dei tre giovani, pur mostrandosi nuda, e deve fingersi mucca, con un artificio, per essere concupita dal toro. Anche lei, alla fine, si trasforma in una signora borghese, nell'ultima parte dello spettacolo, quando il figlio Minotauro organizza una festa per il venticinquesimo del suo matrimonio, disertata da quasi tutti gli invitati. 

Di tutto il rutilante, fantastico, avvincente, caotico, sorprendente spettacolo, con scenografie ricercate che si chiudono e si aprono verticalmente quasi a inghiottire magicamente lo spettatore, giovani punk, costumi bellissimi, evocazione di epoche distanti eppure ancora presenti in noi, alternanza di linguaggio aulico, borghese e proletario, forse proprio l'ultima parte è il punto zoppicante (e non per via degli zoccoli taurini del Minotauro). Quel lungo, troppo lungo e spesso incomprensibile monologo del Minotauro di fronte alla madre Titania, a me, e non solo a me, è parso barocco, inutile se non fuorviante. 

Uno spettacolo che è stato comunque energico, contraddittorio, a volte urticante, ma sempre volto a scuotere lo spettatore, il cittadino, l'uomo contemporaneo, che ha smesso di credere nel potere dell'amore, del'impulso erotico (nel senso alto del termine) e dell'arte. 

Sarà per questo motivo che la nostra società occidentale è alla deriva? Botho Strauss e Peter Stein, nel 1983 come oggigiorno, sembrano suggerirci una risposta in tal senso.