domenica 10 novembre 2019

Recensione - " Il giallo Pasolini " di Massimo Lugli, e le indagini giornalistiche di Marco Corvino.







Con il suo ultimo romanzo “ Il Giallo Pasolini ”, Massimo Lugli ripropone ai lettori il suo alter ego Marco Corvino, e sono molto contenta di questo ritorno. Dopo “Il carezzevole” Marco Corvino è rimasto in attesa; altre storie e altri personaggi hanno abitato i racconti dell’autore che ora lo ripropone per tornare agli anni ‘70. La scelta è quantomeno azzeccata perché il libro, come già rivela il titolo, narra di investigazioni, di articoli di giornali e soprattutto di personaggi che ruotavano attorno all’omicidio di Pier Paolo Pasolini. 

Marco Corvino sta terminando il suo periodo di praticantato al “Paese Sera”, al termine del quale spera di essere assunto, proprio nel periodo in cui viene assassinato il famoso intellettuale. Il giovane Corvino è subito attratto dalle indagini su quest’omicidio, come giornalista ma anche come appassionato delle opere di Pasolini. Le indagini si svolgono in modo fin troppo veloce e si individua subito il colpevole, peraltro reo confesso, in Pino Pelosi detto la Rana. 

Ma sarà stato veramente lui? E se è stato lui, ha agito con altri? E poi: quale è la vera motivazione dell’efferato omicidio, che pare a molti un’esecuzione? Il romanzo di Massimo Lugli si dipana attorno a questi interrogativi, che personalmente continuo a ritenere insoluti a distanza di più di quarant’anni. Molti sembrano essere certi che ci siano altri responsabili: ne è sicuro l’avvocato Nino Marazzita, che Corvino incontra personalmente. Sono convinti di questa tesi i colleghi di “Paese Sera” e anche Oriana Fallaci, a cui Massimo Lugli dedica un intenso “cameo” nel suo libro. Ma allora perché viene condannato solo Pino Pelosi? 

All’epoca, così come adesso, mancavano le prove per accusare altri di quell’omicidio e Matteo Corvino, giovane e spesso imprudente cronista di nera, decide di investigare in prima persona. E lo fa lasciando credere ai giovani che si prostituiscono in piazza Esedra, così come agli abitanti dell’Idroscalo, dove Pasolini fu ucciso, di essere incaricato dal suo giornale a seguire il caso. In verità nessuno al “Paese Sera” è a conoscenza delle sue indagini; la linea del giornale è, al contrario di uniformarsi alla verità “ufficiale” del processo. 

A causa delle sue domande scomode, Corvino mette a rischio prima il suo incarico da giornalista e poi la sua stessa incolumità fisica. Non racconto a quale risultato portano le indagini, ma il ritmo della narrazione è molto serrato e i personaggi, veri e fittizi, sono ottimamente ritratti. Bellissima è la ricostruzione della redazione di un quotidiano in epoca pre-Internet, e molto verosimili gli angoli di una Roma che appare lontana ma troppo simile a quella odierna (davvero gustoso l’intermezzo sul “finto” incendio di un bus dell’Atac). È facile affezionarsi a Marco Corvino, così preso dalla passione per il suo mestiere, quanto spesso incasinato nei rapporti con gli altri. Così ho sorriso leggendo le sue disavventure con i colleghi più scafati, che lo sbeffeggiano perché l’ultimo arrivato, e le discussioni con i genitori, che lo vorrebbero con una laurea in tasca e un lavoro più dignitoso. 

Gli avvenimenti che servono da fondale agli articoli di Marco Corvino sono quelli degli anni ‘70: delinquenza spicciola e banda dei Marsigliesi; manifestazioni studentesche violente alla Sapienza; attentati di rossi e di neri. Un canovaccio che piacerà a chi non ha vissuto quel periodo, come la sottoscritta, ma anche a chi invece lo ha conosciuto bene. Una temperie che ancora influenza in qualche modo la nostra realtà attuale come quella passata, alla quale Massimo Lugli pare guardare con una comprensibile nostalgia che pervade e rende poetici alcuni passaggi. 


" Il giallo Pasolini " di Massimo Lugli,  330 pagine per le edizioni Newton Compton, potete leggerlo sia in versione cartaceo sia in ebook. Un romanzo che consiglio non solo agli amanti del genere e ai cultori dell’opera di Pasolini, ma anche a tutti coloro che hanno vissuto più o meno intensamente gli anni’70. 



Recensione scritta originariamente per MilanoNera, infatti la potete leggere anche qui:




mercoledì 6 novembre 2019

Recensione - " Gli altri " di Aisha Cerami, e dei muri che innalziamo fra di noi.





Il primo romanzo di Aisha Cerami, che finora aveva scritto esclusivamente racconti di fantascienza per Il Sole 24 Ore, è un’opera poetica e realistica insieme. “ Gli altri ” per i protagonisti del romanzo sono tutti quelli che non vivono nel loro condominio “Il roseto”. Un’oasi di pace e tranquillità che, sebbene sancite da un contratto che ciascun condomino ha sottoscritto, rende quella palazzina di periferia un sogno che, sulle prime, pare inarrivabile per il lettore. 

Essendo un romanzo corale, i personaggi sono molti e ben descritti, anche se il peso narrativo è dalla parte delle donne. C’è il Conte che vive con l’anziana madre; Olga, che fa la domestica e vive con la figlia Arina; Marilyn che è una trans che non ha ancora compiuto il passaggio di sesso; Maria, moglie di un vigile del fuoco manesco e altri ancora. Tutti sembrano andare d’amore e d’accordo, anzi si aiutano vicendevolmente. Ma alla morte dell’anziana condòmina Dora, ecco che il castello di sabbia comincia a sgretolarsi.  

La coppia che arriva a occupare l’appartamento libero non mostra riconoscenza per la festa di benvenuto, organizzata da tutti i condomini, anzi la diserta ed evita ogni occasione d’incontro, con la scusa del troppo lavoro. Solo il figlio Antonio, un adolescente simpatico e brillante, partecipa alla vita della piccola comunità, diventando subito amico di Arina, sua coetanea.

La presenza di questa coppia di estranei, quasi fossero alieni, fa scoppiare la bolla di finta tranquillità che pareva proteggere il condominio. Fra i vari personaggi emergono le intolleranze di alcuni verso altri, e si scoprono le verità nascoste in ogni nucleo famigliare della palazzina. Ben presto tutta la rabbia e il dolore repressi prendono la forma dapprima di un topo gigante, che rovina tutto il roseto, e poi di una macchia di umidità su un muro dello stabile, una macchia che è metafora di un male interiore che cerca bersagli esterni su cui scagliarsi. E proprio nella caccia al topo che si disvela tutta la crudeltà dei personaggi, che vorrebbero cacciare insieme al topo anche la famiglia appena arrivata. 

Leggendo si prova rabbia ma anche compassione per tutti i personaggi, e molta tenerezza per i due ragazzini, Antonio e Arina, gli unici “innocenti” e anche le prime vittime della cattiveria degli altri. Una compassione che forse dovremmo esercitare anche verso noi stessi, ogni qualvolta ci rinchiudiamo per paura o pregiudizi in una gabbia d’ipocrisia perbenistica, fingendo di essere diversi da quelli che veramente siamo.

Aisha Cerami è molto abile nel mostrarci come all’interno di un ambiente, reale o virtuale, si possano erigere muri, fingendo di essere accoglienti e comprensivi. E ancor di più ci fa capire come una famiglia sia già un piccolo microcosmo nel quale vivono persone che spesso nascondono il proprio mondo interiore proprio ai loro cari.

L’autrice non offre soluzioni per sciogliere i conflitti interiori o quelli esterni, anzi l’atmosfera che aleggia in alcuni snodi del romanzo è simile a quella di “Rosemary’s Baby” e così si arriva fino alle ultime pagine con la curiosità di scoprire com’è fatta la coppia di “intrusi”. Un romanzo dallo stile intrigante come un noir, ma che alla fine lascia al lettore materia per meditare.


" Gli altri " di Aisha Cerami, edito da Rizzoli, lo trovate sia in versione cartacea sia in versione ebook, e vi assicuro che lo leggerete come un vero thriller.



Recensione scritta originariamente per MilanoNera e infatti la trovate anche qui