giovedì 17 ottobre 2013

Nomen omen.




Dal registro (vero) di una seconda elementare a Roma (non vi indico la zona per la privacy):

Assennato Felice

De Santis  Akira  Stefano


...ma la prova palloncino o un test antidroga ai neo-genitori prima che registrino il pargolo all'anagrafe?

martedì 1 ottobre 2013

In gita scolastica...





Quando andavo alle elementari, nel lontano paleolitico, le gite scolastiche si facevano alla Minitalia e ci si divertiva un sacco a lanciarci i noccioli delle ciliege, durante il pranzo al ristorante.  La generazione successiva cominciò ad andare in trasferta al Parco del Gran Paradiso, al Planetario, nei vari Musei milanesi. Devo aver perso qualche generazione di mezzo, purtroppo, visto che stamattina ho incontrato ben due spedizioni di primini con maestre allegate, voci squillanti e pass appesi al collo, che scendevano dai pullman per andare a vedere il Roma Fiction Fest. Non ci sono più le maestre di una volta...

martedì 10 settembre 2013

Chi ti loda ti imbroda, ma chi ti deprezza...





Quiz della sera: 

quando il committente di un lavoro, che hai svolto con passione, abnegazione e ottimi risultati, anziché congratularsi o quanto meno ringraziarti, sminuisce il tuo operato anche davanti ad estranei, insistendo su inezie quali virgole e virgolette, e/o  facendo confronti con altri che avevano compiti più facili o diversi, lo fa perché sta cercando di:

a. se è il tuo capo, evitare di darti un aumento, o pagarti gli straordinari per quel lavoro, o lasciarti almeno un paio di ore libere in cambio, oppure tutte e tre le ipotesi;

b. se è una collega più anziana o più giovane o di grado appena superiore, criticare il modo in cui lavori per mettere in ombra te, perché sei davvero in gamba, perché invidia la tua competenza e la tua passione e teme, a torto o a ragione, di essere scavalcata o sostituita.

c. se è il tuo capo donna, vedi punti a. e b. 


domenica 28 luglio 2013

Cercasi insegnante esperta di filosofia, romana da sette generazioni, possibilmente in menopausa...

Annuncio su Porta Portese online:

INSEGNANTE esperta filosofia estetica e storia cercasi con urgenza periodo estivo con inizio mese luglio per impartire lezioni a domicilio zona Cassia a laureando Facoltà Lingue possibilmente secondo programma di Università Sapienza.

Invio subito una mail: ho tutte le carte in regola, sono laureata in Filosofia con 110/110, ho preso 30 sia in estetica sia in filosofia teoretica (la più ostica), abito sulla Cassia...e in agosto starò al chiodo.
Il giorno successivo ricevo una telefonata, ma non sento suonare il cellulare. Richiamo più tardi e mi risponde una voce maschile (l'indirizzo mail era intestato a una donna).
- Buongiorno, mi chiamo Raffaella, sì sono io che ho risposto all'annuncio su Porta Portese.
- Buongiorno, parlo io perché mia moglie ha problemi con la voce (??). Allora noi cerchiamo un'insegnante esperta, laureata in filosofia, per nostro figlio. Sa...lui è laureando in Lingue, è fuori corso, ma gli mancano ancora due esami di filosofia e di estetica.
- Bene, io sono laureata in filosofia e ho preso il massimo dei voti in entrambi gli esami...
- Però ci serve un'insegnante esperta, perché nostro figlio è bravo, ma preferisce le materie nozionistiche, con le date, i nomi (?!?) capisce...invece filosofia, per quello che so io...
- Certo capisco, (ripenso al mio diploma di liceo linguistico, al Certificate of  Proficiency e a tutti i corsi di inglese che ho seguito, così aridi, pieni di date ecc ecc) in effetti filosofia è più....discorsiva (!). Comunque non si preoccupi...
- Guardi che ci serve una persona esperta, lei è esperta? Perché sarebbe un bel problema per noi se lui non passasse questi esami, anche perché li ha già provati e...
- Sì, ho insegnato sia ai ragazzi sia alle persone adulte, l'ho scritto nella mia mail, e sono laureata in filosofia alla Cattolica di Milano
- Alla Cattolica di Milano?? E come mai??
- (esitazione, potrei rispondere con supponenza che la Cattolica è piena di studenti romani, che la Sapienza non è il Sancta Sanctorum della... sapienza, invece me ne esco con un pericoloso:) Perché sono di Milano!
(bugia, sono solo nata a Milano, ma se dico che sono di Como, in via di presentazione, l'interlocutore appena conosciuto, di solito, strabuzza gli occhi e pensa a luoghi esotici e abitudini oscure che nemmeno la Finlandia...).
- Ah, lei è di Milano? E come mai è a Roma?? (tono aggressivo oltre che inquisitorio)
- (la mia natura polemica mi spingerebbe a rispondere: fatti i caxxi tuoi, ma rispondo, barando di nuovo:) Guardi sono a Roma perché ho trovato lavoro qui (sussulto) e poi cosa c'è che non va??
- Niente, (risatina sarcastica) è che ai milanesi non piace Roma, lo sanno tutti!!
(Forse proprio perché a molti milanesi, dotati di maggior amor proprio e minore pazienza della sottoscritta, certe domande ripetute e invasive, seguite magari da "e quando te ne vai", fanno girare un momentino, ma solo un momentino, quelle cose giù in basso)
- (quasi esausta) E poi mio marito è di Roma (mezza verità, ma con questa battuta penso di aver tagliato la testa al topo, come diceva la mia insegnante di inglese al liceo).
- Ah ma quindi lei è sposata? E quanti anni ha? ...
(Ma cerchi un'insegnante per tuo figlio o una fidanzata? O hai paura che lo porti, io perfida milanese, sulle strade della perdizione??)
- Guardi, ho già compiuto i quarant'anni, le va bene? (Le serve il mio certificato penale o vuole anche le mie radiografie dentali?)
- Ah meglio così, e senta lei ha scritto che vive sulla Cassia, perché noi abitiamo al nr. xx..
- Io sto al numero yy, praticamente suo figlio (lo scemo) può anche venire a piedi..
- Ah non so dove sta questo numero... Però lei questi esami, insomma è esperta? E poi è libera nel mese di agosto? Perché nostro figlio adesso va in vacanza, ma poi deve fare questi esami a settembre.
- Sì, sono a casa (porcamiseria a me!!), facciamo che suo figlio  mi telefona (se è capace), e mi dice quali sono i testi che deve preparare, così capisco il tempo che ci vuole...(ovviamente il signore odio-i-milanesi nemmeno menziona l'argomento costo delle lezioni, perché, si sa, noi milanesi siamo già così coglioni, che quando poi ci trasferiamo a Roma ci piace lavorare gratis...).
- Ah si, la faccio chiamare da mio figlio, così lui le spiega, sa sono due esami di filosofia, in tutto quattro libri, ma lui non fa filosofia ma lingue. Poi magari ci incontriamo prima e....
- Sì va benissimo, aspetto la telefonata di suo figlio!! Buongiorno!!! (mavaffanculo liberatorio)




venerdì 28 giugno 2013

25 Settembre 1965 - Esterno giorno. Milano







Esterno giorno. Milano. Settembre inoltrato.                    
La spider procede a strappi, irrequieta, distratta. Ultimi lampi d’estate fendono a tratti il Castello Sforzesco. D’improvviso l’auto si impenna, svolta a destra e scalpita, poi a sinistra. Antonio ora è costretto a rientrare dall’altrove, perso, svanito, in ritardo. Appuntamento sfumato, indirizzo sbagliato, città ancora in vacanza, cuore senza locazione.
Rallenta, accosta, approda al marciapiede. Antonio guarda oltre il finestrino abbassato, la capote aperta, l’autunno non vuole arrivare, la camicia con le maniche arrotolate. Un bar aperto, non può che essere aperto, è l’ora dell’aperitivo, per accogliere i mariti soli, tornati dal mare, le magliette estive, senza giacca, stanchi di mostrare l’abbronzatura, la pelle avvizzita dal sole; le mogli ancora in vacanza con i bambini, e i mariti soli, per cena, alla trattoria vicino casa.
E’ quasi finito il mese, vorrei infilare la giacca, mettermi la cravatta, chiudere la capote perché piove, pensa Antonio. Invece scendo, maniche arrotolate, mi avvio lentamente, mestamente, senza motivo, verso il bar degli uomini soli, per l’aperitivo. Dalla porta a vetri di un negozio più avanti, una ragazza esce, assorta, sicura, la borsa scura, la tracolla appoggiata alla spalla, l'impermeabile, scarpe basse, comode, da pioggia.
Che strano, osserva Antonio, l’autunno per quella ragazza è già arrivato, cammina decisa, ha progetti, impegni, acquisti da fare. E poi assomiglia a Lucia, se Lucia fosse meno giovane, lontana, fuggita. Ma non può essere lei, pare dire una treccia nera, lunga, lucida, mentre ondeggia sull’impermeabile. 
E allora se non può essere Lucia…..la rincorre, le passa avanti, la ferma per un braccio, perché le mani magre, pallide, sono strette attorno a un sacchetto bianco. La ragazza guarda in volto Antonio, cosa vuole quest’uomo da me, non lo conosco, ho da fare, devo andare. Poi vede gli occhi, ricorda, è sorpresa, quasi si scusa. Antonio le stringe ancora il braccio, è l’ora dell’aperitivo, è settembre inoltrato, solo gli uomini girano soli per Milano, non hanno nulla da fare, alla trattoria sotto casa è presto per cenare.  Non può essere Lucia. Per questo la invita a bere un aperitivo, se non ha tempo anche un caffè;  non è ancora troppo tardi per un caffè prima di cenare.
Ma lei ha un appuntamento, prosegue per la sua strada, la mano di lui ancora stretta attorno al gomito, lui dietro, insiste, persiste, perde la pazienza. Solo Lucia può trattarlo così male. Intanto la treccia nera, lunga, lucida, si scuote ad ogni passo, scandisce: non sono Lucia, ho fretta, devo andare, non ho tempo per un aperitivo, non ti conosco, Antonio.

L’aperitivo si beve d’estate, le sere ancora chiare, gli abiti scollati, i sandali senza calze, i capelli appena lavati, lasciati asciugare all'aria. Perché d’estate, a Milano, l’aria è profumata, le mogli e i bambini non sono ancora tornati, magliette colorate, le auto rombanti lontane, i negozi dalle saracinesche abbassate. E i sandali senza calze, i tacchi alti affondano nel marciapiede, l’asfalto bollente, la voglia di immergersi in una coppa di gelato alla frutta, la panna morbida, fredda, anestetizza la lingua.
Ma le saracinesche abbassate, la cremeria chiusa, i tacchi affondano, il sudore scivola lungo la schiena, gli abiti smanicati, i capelli oramai asciugati, per fortuna c’è un tabacchino sempre aperto. Un tabacchino aperto anche ad agosto, dove vendono il cremino, il bastoncino incollato alla carta, umida fra le dita, correndo verso l’ombra, le ascelle bagnate, le gambe senza calze, abbronzate.
Questa è l’estate. Tempo di gelato, di corse con i capelli bagnati, di mogli lontane, di gambe nude, abbronzate, di storie sbagliate. Tempo di scherzi infantili, di giochi stupidi, di risate azzardate.
Ora la treccia nera, lunga, lucida, della ragazza che non è Lucia, si ferma. Guardati attorno, gli dice. Il tramonto sta per arrivare, tiepido, stanco, quasi a sussurrare: non è più estate.
I lampioni si accendono, l’asfalto si è raffreddato, l’aria sa di rimpianto, di ritorno, di storie cancellate. A breve torneranno le mogli con i bambini, in auto chiuse staranno i mariti, le camicie abbottonate, le giacche stirate. Sfileranno ancora i grembiuli di scuola, frusceranno i fiocchi inamidati, i bidelli agli ingressi parati, le saracinesche tutte alzate.
Ecco perché non ti conosco, Antonio, devo andare, ho da fare. Anche per me è finito il tempo di giocare.
Ma Antonio non sente, non vuole, non la lascia andare. Non è un grande sforzo, il tempo di un caffè, un pomeriggio di settembre inoltrato, è ancora troppo presto per cenare. La voce irrequieta si scalda, s’impenna,  comincia a gridare.

Se almeno fosse Lucia, la potrebbe stringere, costringere, rimproverare. Nemmeno si accorge che i mariti soli, silenziosi, lenti, escono dal bar dell’aperitivo per andare a cenare.
E senza pensarci, alza le mani, vorrebbe sciogliere la treccia nera, lunga, lucida, vorrebbe baciare i capelli bagnati, le gambe nude, abbronzate, i vestiti sbracciati. Vorrebbe sentire echeggiare i giochi stupidi, le risate azzardate, vorrebbe indietro le storie sbagliate.
Gli occhi della ragazza si accendono dalla paura, dalle dita scivolano via il sacchetto, l’impegno, le cose da fare. E insieme rotolano sul marciapiede, l’asfalto raffreddato, il lampione illuminato, un settembre inoltrato.
Antonio ha un sussulto, si calma, preme le mani sull’impermeabile aperto, sente il ventre, rotondo, scruta il viso spaventato. Distoglie lo sguardo, ha pena, vergogna, vorrebbe scappare. Vicino, per terra, il sacchetto finisce di rotolare, una scarpetta piccina, timida, rosa, scivola fuori e si lascia guardare. 
  

lunedì 24 giugno 2013

La rovina dell'Italia.

Qualche tempo fa, ad una riunione di amiche che non incontravo da almeno vent'anni, mi ritrovo a chiacchierare con lei, la manager di successo, la ragazza più corteggiata di tutto il liceo, la stessa che in prima aveva già una lista di ex più lunga di quella che io ho adesso.
E allora, le chiedo, hai votato per quella persona che ti avevo segnalato nella mia mail? 
No, mi risponde lei, perché sarebbe stato un voto inutile. Ho preferito votare per XY del PD. A stento trattengo una risata: tu hai votato per quella scamorza? Non mi sembri il tipo. 
Certo, mi dice lei, lo so che non vale nulla, ma era l'unica alternativa a Berlusconi. E poi aggiunge, guardandomi di sottecchi, con un sorrisetto fra il malizioso e lo strafottente (lo stesso di vent'anni prima), e Berlusconi è la rovina dell'Italia.
Bello sentirselo dire da una dirigente che ha fatto tutta la sua carriera, subito dopo la laurea alla Bocconi, proprio nelle aziende del cavaliere.
D'altra parte mica è colpa sua, della mia amica intendo, se in Italia c'è chi può permettersi di sputare nel piatto d'argento dove mangia, e chi invece non ha nulla da mettersi nel piatto, e gli sputi li prende in faccia tutti i giorni.
Chissà cosa avrà pensato oggi, la mia amica, alla notizia della sentenza di condanna del suo capo. Immagino solo il suo solito sorrisetto di compatimento, quello che si rivolge ad una povera sfigata (come la sottoscritta). La frase di circostanza poco importa, l'avrà trovata in qualche libro, di quelli che al liceo odiava leggere.

giovedì 20 giugno 2013

Posso aggiungerti ?

Fra tutti i social network, Linkedin dovrebbe offrire la possibilità di allacciare rapporti con persone che si conoscono, direttamente o indirettamente, per eventuali sviluppi lavorativi.
Insomma un sito "serio", magari non utile davvero a trovare un impiego, ma esente da perdite di tempo e cazzeggi inutili.

Compaiono, invece, anche richieste di "entra in contatto con me" da parte di persone che:

a) ritenenevi amiche e per questo avevi rintracciato su Facebook, dopo anni in cui vi eravate persi di vista. Le persone suddette, pur accettando la tua amicizia su FB, non hanno poi  mai scritto una riga per chiederti dove cavolo tu fossi finito, o cosa stessi facendo, insomma nemmeno un briciolo di finta curiosità per la tua esistenza in vita. Dopo vari mesi di silenzio, avevi deciso di cancellare tale persona/e dagli amici "per vedere l'effetto che fa". Silenzio tombale, nemmeno una richiesta del perché della cancellazione. Ergo sarebbe stato meglio non perdere tempo a ricercarli nel web: credevi fosse un'amica/o, invece era un calesse. A questo punto, però, dato che la mente umana è insondabile, la stessa persona che tu hai cancellato da FB, ti chiede di entrare in contatto con te su Linkedin, nonostante il suo lavoro non abbia nulla a che fare con quello che tu stai facendo/hai fatto/farai. Insomma non gliene frega niente se sei vivo, a Roma, Londra o su FB, ma vuole aggiungerti ai suoi contatti Linkedin. Così, tanto per fare numero.

b) persone di cui ignoravi l'esistenza, e che non hanno e non avranno mai alcun tipo di rapporto o di interesse lavorativo in comune con te, ma che ti chiedono di entrare in contatto con te. Anche loro probabilmente così, tanto per fare numero.

c) persone con le quali eri in contatto in una vita precedente, parenti di ex mariti/mogli, ex colleghi di lavoro, ex vicini di casa ecc, che non hanno mai manifestato il minimo interesse per te dopo il licenziamento, divorzio, trasferimento in capo al mondo. Nemmeno un sms o una mail per anni. E improvvisamente ricompaiono, dall'altra parte del mondo, senza alcun motivo di carattere lavorativo, e chiedono di entrare in contatto con te su Linkedin. Vogliono sapere forse se stai lavorando o sei alla canna del gas, sei hai superato il trauma del licenziamento/separazione/trasloco, se vivi in una camera in affitto o in una villa con piscina, o magari se chiederai gli alimenti o stai per fare causa all'ex-datore del lavoro.
Questa terza categoria è la peggiore: non c'è alcuna sciatteria nella loro richiesta di contatto, ma una precisa strategia di indagine investigativa. Alla quale io rispondo rinviando al mittente la richiesta di contatto, precisando che non conosco la/e  persona/e.

Conclusione, anche su Linkedin certe persone postano la loro foto migliore, che corrisponde al loro stesso fondoschiena...

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martedì 18 giugno 2013

Ma lei è disponibile nell'immediato?

Dopo esattamente nove mesi di ricerca per un posto di lavoro, decine e decine di cv inviati (per le posizioni più diverse, dall'assistente di direzione alla receptionist passando all'insegnante e alla commessa con conoscenza inglese),
risultato a) un colloquio lo scorso settembre per un posto interessante, ma impossibile per me da raggiungere (lo stipendio? Non si sa. La durata del contratto? Nemmeno); 
risultato b) un colloquio, un mese fa, presso una società specializzata in ricerca assistenti di direzione, P.A. e affini. Previo test online prima di lingua inglese (durata circa un'ora e mezza, che nemmeno il Proficiency dell'Università di Cambridge!), poi un test di due ore sulla conoscenza programmi pc (forse qualche ingegnere informatico sarebbe potuto arrivare all'ultimo livello), e infine test psicoattitudinale (per un posto di segretaria di direzione, mica per astronauta). Consegnato esito scritto dei test in sede di colloquio: punteggi altissimi in tutti i campi attitudinali (sono troppo brava, dovrei rilegarlo e metterlo a fianco della tesi), attesa del colloquio con l'azienda interessata. Risultato: non avevano tempo di vedermi, hanno scelto qualcun altra.

Ieri, in fase di cazzeggio fra il depresso e l'irritato, fra i vari siti web di ricerca lavoro a cui sono iscritta, trovo un'offerta di un'azienda di Milano. Non cercano una segretaria né una receptionist, qualcosa di molto più interessante (lo stipendio non si sa), ma la posizione l'ho già ricoperta qui a Roma. Quasi per scherzo clicco e invio la mia candidatura, senza nemmeno la lettera di presentazione (ormai, vado sul chissenefrega).
Oggi pomeriggio mi chiamano da quell'azienda e mi chiedono se sono disponibile a fare un colloquio e, nel caso fossi scelta, ad iniziare a lavorare da luglio. Mi viene da ridere, e chiedo se hanno letto che vivo a Roma, e la risposta è "sì certo". Dico che per il colloquio non c'è problema, basta saperlo in anticipo qualche giorno prima. E poi riattacco. E mi viene da ridere per la seconda volta....

sabato 18 maggio 2013

Psicanalisi per tutti.

La mia amica Marta mi racconta che, seguendo le puntate di "In treatment" su Sky, ha capito sé stessa molto di più che negli incontri con la psicologa della ASL. Le chiedo se non sarà una certa sua passione per l'attore Castellitto a farle credere questo, insomma, sempre di una serie tv si tratta. Lei insiste che come spiega Castellitto i problemi genitori-figli, il senso di inadeguatezza, la paura di vivere e via discorrendo, nemmeno il suo psicoterapeuta preferito di anni fa. Ah, vedi dunque che avevi anche tu un bravo psicanalista, la incalzo, e come facevi a pagarlo con le tariffe che hanno? No, mi spiega, era uno psichiatra della ASL con il quale seguivo una terapia di gruppo e quindi non pagavo nulla, e lui era talmente intuitivo che dal primo incontro ha capito moltissimo di me. E poi che è succcesso, le domando, visto che è così in gamba? Perché adesso vai da una psicologa? Mi spiega, con una certa riluttanza, che lo psichiatra- psicanalista era malato, ma non lo aveva raccontato nemmeno ai colleghi, quindi è morto improvvisamente tre anni fa.
Dato che Marta non è certo una paziente grave, ci erano voluti mesi prima che alla ASL trovassero la disponibilità di un altro medico per lei. In seguito la sostituta, una psichiatra, alla prima visita aveva subito deciso di darle un farmaco antidepressivo (e Marta di farmaci non ne prendeva). Questo farmaco, però, a Marta aveva gravemente peggiorato la vita  in pochi giorni, creando insonnia e aggressività, e lei, non riuscendo a contattare la psichiatra, aveva deciso di interromperlo. La psichiatra, alla seconda visita, si era oltremodo offesa per la decisione avventata e senza previa consultazione, e le aveva comunicato che aveva in carico casi ben più gravi e non aveva tempo per seguirla.
A questo punto era seguita un'attesa di altri mesi per trovare una nuova disponibilità di un altro medico della ASL, ma si sa, i soldi per la sanità nella Regione Lazio mancano, si smantellano le ASL e i CSM (che non sono gli organi della Magistratura, ma i Centri di Salute Mentale), quindi Marta aveva pazientato.
E quindi, le chiedo, ora finalmente hai una persona che ti segue. Veramente avevo una psicologa, con la quale mi trovavo anche bene, anche se era disponibile solo un'ora ogni due mesi circa, e alle otto del mattino, prima che io andassi in ufficio. E quindi, Marta? E' passato circa un anno, mi dice, ma la psicologa mi ha detto che non vedeva alcun miglioramento in me, e comunque alla ASL c'erano pazienti più gravi che lei doveva seguire. Quindi mi ha scaricato anche lei.
E meno male che Marta si può ancora permettere l'abbonamento a Sky, ma quando non potrà più farlo, che succederà?

mercoledì 8 maggio 2013

Per chi crede che il cinema non sia arte...

Ad un appassionato di cinema bastano pochi secondi per comprendere che oggi Google celebra Saul Bass. Per chi è più giovane o meno attento un consiglio: cercate su Internet chi era Saul Bass, e scoprirete non solo che, inventando degli straordinari titoli di testa per film, è riuscito a creare un'opera d'arte nell'opera d'arte, ma anche come la sua genialità ha poi influenzato molti maestri del cinema.

domenica 5 maggio 2013

Nostro dovere e fonte di salvezza.

Mollemente drappeggiato sopra un divano di una della sue ville, il cavaliere ci dice che "...è cosa buona e giusta eliminare l'Imu dalla prima casa degli italiani", quindi anche dalla sua, o dalle sue prime case, (perché se uno è l'Unto del Signore, mica avrà solo una prima casa...).
Ma non era stato proprio lui, il cavaliere da Arcore, che in campagna elettorale aveva dichiarato che non solo l'Imu andava abolita, ma si doveva restituire agli italiani quella già versata "....altrimenti mi impegno a farlo io.. e di tasca mia".
Forza cavaliere: mano, anzi, penna al libretto degli assegni e tutti in fila con il proprio numeretto, come al supermercato.

venerdì 26 aprile 2013

Radiografia di un premier

E dopo le interviste ai vicini di casa di Enrico Letta, al barista che gli prepara la colazione a Testaccio, al proprietario della pizzeria preferita, all'edicolante e al tabaccaio (dove non compra le sigarette, ma i biglietti per l'autobus, s'intende), aspettiamo con ansia le rivelazioni della sua maestra d'asilo e della prima fidanzatina alle elementari.

giovedì 25 aprile 2013

Al Centro Impiego che non trova impiego

Venerdì scorso sono costretta a ritornare al Centro Impiego delle Circoscrizioni XYZ per richiedere la fotocopia di un documento, necessaria per una vertenza di lavoro (la fotocopia l'avevo già ottenuta nel mese di novembre dell'anno scorso, ma la persona che si occupava della vertenza l'ha persa...andiamo oltre). Arrivo verso le dieci e la prima persona che incontro, in uscita dall'ufficio, è un uomo di più di cinquant'anni che si esercita in imprecazioni romanesche a me ancora sconosciute, nonostante i miei sette anni di vita nella capitale. Entro titubante e, invece, riscontro una inaspettata e piacevole sorpresa: ci sono solo quattro o cinque persone in attesa.
Prendo il fatidico numeretto per "Liste mobilità" (in quell'ufficio c'è la mia pratica con il documento che mi serve), e intanto consulto (si fa per dire) le offerte di lavoro nella bacheca. Inavvertitamente dico ad alta voce "Che cavolo, le uniche offerte adatte a me sono a Pomezia", e sento una voce alle mie spalle che mi risponde "Eh, qui a Roma lavoro non ce n'è". Mi volto stupita e mi ritrovo vis à vis con una guardia giurata (a cosa serva una guardia giurata in un ufficio di collocamento, pardon centro per l'impiego, lo capirò soltanto dopo). Quasi divertita per la sincerità dell'esternazione, ribatto " E allora cosa tocca fare? Andare in giro con il piattino?". La guardia giurata, forse impietosita dalla mio accento milanese (è ovvio che non troverò mai lavoro a Roma), mi suggerisce di visitare il tale ufficio privato XX (dalla parte opposta di Roma). Lo ringrazio per l'informazione e nel frattempo guardo il tabellone con i numeri.
A questo punto un'impiegata esce da uno degli uffici e si rivolge a me e alle tre persone rimaste in attesa: " E' inutile che rimanete qui, tanto Internet non funziona". Le tre donne si alzano in piedi e cominciano a protestare "Non è possibile, è un mese che continua così, ma voi non fate niente per farlo sistemare? E noi come facciamo? Ma avete avvisato chi lo deve sapere? Perché non chiamate i carabinieri?" e via discorrendo sempre più animatamente. L'impiegata finge empatia e scontento, e risponde che hanno già avvisato, ma nessuno fa niente. Io la rassicuro che mi serve solo una fotocopia di un documento, e non internet, e lei mi risponde che "Da noi non esiste più il cartaceo".
Nel frattempo, magicamente, esce il mio numero e, onde evitare di assistere a scene di sangue, corro nell'ufficio indicato sul tabellone...Mi ritrovo la stessa impiegata della volta precedente e due uomini, seduti ad altrettante scrivanie fornite di pc inanimati. Chiedo se cortesemente mi può fare una fotocopia del documento che mi serve (tanto non ha nulla da fare, almeno per tutta la mattinata), ma lei si sente in dovere di chiedere conferma ai colleghi. Sto per dirle che me l'ha già fatta una volta senza creare problemi, ma non mi sembra il caso di passare per la solita svampita che perde le cose. I colleghi la rassicurano: il documento l'ho consegnato io stessa e quindi posso averne una copia. Mentre l'affabile giovane smucina fra i faldoni (delle pratiche cartacee che non esistono più), chiedo quanto dura il periodo della mobilità, in caso mi chiamasse qualche azienda per un colloquio. La solerte impiegata mi ribatte che praticamente io non sono in mobilità, allora insisto che mi era stata confermata la mia iscrizione alle liste (la pratica è nel faldone mobilità ex legge 236 ecc ). Sì certo, ma ogni anno cambiano le leggi (!) e quest'anno gli incentivi per le aziende ci sono solo per chi assume personale in cassa integrazione.
Finalmente una buona notizia. Esco rinfrancata dal Centro Impiego che non trova un impiego a nessuno, ma dove una ventina di persone, che un impiego ce l'hanno, passa le giornate a guardarsi l'ombelico, solo perché il server ha crashato da un mese. Dimenticavo: sia chiaro, come spiegato dall'impiegata numero uno, che  il server è lo stesso utilizzato da tutti i centri impiego di Roma e dintorni, quindi anche gli altri uffici sono nella stessa situazione.
Adesso se qualcuno mi chiederà : Ma come mai non trovi lavoro con l'esperienza, gli studi e le lingue conosciute ecc ecc? potrò rispondere: Perché nei Centri Impiego di Roma il cartaceo non esiste più ma Internet non funziona.


giovedì 11 aprile 2013

Omogeneizzazione lavorativa a Roma.

C'è qualcosa di mestamente consolatorio nelle mie esperienze lavorative a Roma: vengo sfruttata e presa in giro dal mio interlocutore (diciamo capo o datore di lavoro), a prescindere che sia romano, ciociaro, milanese o straniero che vive a Roma da anni. Appurato questo, comincio a chiedermi se le mie radici lombarde, difficilmente mimetizzabili, giochino un ruolo nella coazione (mia) a ripetere o nella coazione (altrui) a prendermi in giro. Si attendono suggerimenti anche da non addetti ai lavori...