domenica 28 luglio 2019

" Io non ci sto più " di Roberta Bruzzone: come evitare o liberarsi dei narcisisti affettivi.






Per una volta non vi presento la recensione di un romanzo ma di un saggio, anzi di un manuale che, ne sono sicura, può essere utile a molti. Si tratta di " Io non ci sto più " di Roberta Bruzzone, edizioni De Agostini. L'autrice è psicologa forense e criminologa investigativa, un volto molto noto per chi guarda la Tv. Questo saggio, che potrebbe essere definito un manuale di self-help, è un testo serio, professionale e comunque può essere compreso facilmente anche da chi non ha alcuna infarinatura di termini psicologici."I narcisisti maligni sono ovunque", il titolo del primo capitolo, ci fa subito capire che si tratta di un saggio che può essere utile anche a chi è sicuro di non aver mai incontrato un individuo di questo genere. 

I narcisisti maligni e manipolatori possiamo incontrarli in ogni ambito: affettivo, lavorativo, fra gli amici e i parenti. Il problema con loro è che sono incredibilmente astuti e abili sia nello sfruttare ogni tipo di legame, sia nel mentire spudoratamente anche di fronte all'evidenza. Caratteristica ancora più terribile è che la "vittima" di un narcisista maligno, che sia coniuge, genitore o parente, collega o datore di lavoro, amico/a intimo/a, non ha alcuna possibilità di ragionare razionalmente con il narcisista. Non riuscirà mai a fargli ammettere che ha mentito sempre, né potrà convincerlo a provare un aiuto terapeutico. Il narcisista maligno non crede e non ammetterà mai di essere malato. 

Ora con il termine "narcisista" di solito intendiamo una persona egocentrica, dall'abbigliamento appariscente, spesso egoista. Ma si tratta del "narcisista benigno", una persona che può essere simpatica e gradevole, se presa a piccole dosi. Il "narcisista maligno" ha tutt'altra natura, è una persona con un disturbo patologico. E può essere sia uomo sia donna, quindi non si pensi al narcisista solo in versione maschile, il classico seduttore sciupafemmine. Uomo o donna che sia, ha due doti in cui eccelle: " Mentire e mettere zizzania " (altro titolo del libro della Bruzzone).

Se è abbastanza facile immaginare un uomo o una donna che mentono per nascondere le proprie infedeltà, o mancanze sul lavoro, riesce difficile pensare a una persona amica o parente che costruisce un castello di bugie inverosimili senza apparente motivo. Perchè una persona che dice di volerci bene continua a mentirci? Secondo Roberta Bruzzone, e altri specialisti, il narcisista maligno mente perché solo così riesce a sentirsi superiore agli altri. Insomma si tratta di una persona dalle profonde insicurezze e frustrazioni, forse sviluppate già in età infantile. 

Ma se le menzogne provocano dolore nelle persone che li circondano? Il manipolatore affettivo manca totalmente di empatia e di senso di colpa, anche se è bravissimo a fingere di essere una persona buona e piena di attenzioni per tutti.  Pensate a quell'amica o collega che costantemente parla male senza motivo di tutte le persone che conoscete (e di voi alle vostre spalle): se l'avete vista commossa piangere o lamentarsi delle cattiverie altrui, avete assistito a una grande recita.




Se vi è capitato, come a me, di incontrare esemplari di questo tipo più di una volta nella vita, vi sarete chiesti: "perché sempre a me? ". Roberta Bruzzone ha finalmente sciolto i miei sensi di colpa: non ero io, non siamo noi a scegliere come amici/compagni di vita i narcisisti maligni. Sono loro ad essere bravissimi nel trovare le potenziali vittime. Se vivete un periodo particolare, se soffrite di ansia, tristezza, solitudine, se avete perso una persona cara o il lavoro, ecco che il narcisista maligno e manipolatore piomba su di voi come un avvoltoio. Perché lui o lei si nutre delle vostre insicurezze o debolezze, temporanee o costanti, come il vampiro si nutre del sangue altrui.

Il soggetto fingerà di preoccuparsi dei vostri problemi ma, oltre a non darvi nessun aiuto nè pratico nè affettivo, finirà per farvi credere che è colpa vostra se non trovate lavoro, se avete litigato con il vostro partner, ecc ecc. E non troverete nemmeno una spalla su cui piangere: perché mentre racconterete che avete perso il lavoro, il narcisista si lamenterà che lui/lei è perseguitato dal capo che la bullizza; se avete un parente ammalato, lui/lei avrà quattro o cinque parenti con problemi assai più gravi; se siete afflitti da un costante dolore alla schiena, lui/lei vi rivelerà di avere un tumore. Credete che persone che fingano di avere un tumore non possano esistere? Eppure vi assicuro che esistono. Tutto questo per vincere la gara con voi, per essere "la" persona che merita tutte le attenzioni, da parte di tutte le persone che conoscete.

Roberta Bruzzone scrive utilizzando un metodo scientifico/investigativo, elencandoci tutte le caratteristiche del narcisista perverso e manipolatore (in parte diverse che si tratti di uomo o donna), e da quali segnali possiamo riconoscerli. E se invece siamo già caduti nella loro tela vischiosa? L'unica possibilità per salvare la nostra salute mentale e fisica, è allontanarci da loro, e l'autrice è brava nello spiegarci quali tattiche attuare.

" Io non ci sto più " di Roberta Bruzzone, edizioni De Agostini, è un libro che mi è stato utilissimo, per confermare delle esperienze e riflessioni che stavo facendo da tempo. E quando è proprio una bravissima profiler a spiegarti che ci hai visto giusto, ci si sente più sicuri e decisi nell'allontanare certe persone (e sperare di non incontrarne più nella vita). In conclusione, un saggio di 304 pagine, disponibile in cartaceo e in ebook, che consiglio a tutti, anche a chi non è coinvolto personalmente ma ama studiare i comportamenti sociali.






domenica 21 luglio 2019

" Echi del silenzio " di Chuah Guat Eng : come e perché si uccide in Malesia.





La casa editrice Le Assassine continua nella sua scelta di divulgare in Italia gialli e noir di scrittrici non conosciute e provenienti spesso da culture “altre”. In “ Echi del silenzio ” di Chuah Guat Eng, la protagonista è Ai Lian, giovane malese di etnia cinese, che studia in Germania. E’ proprio lì che incontra e si innamora, ricambiata, di Michael, un ragazzo inglese nato e cresciuto proprio in Malesia, dove il padre possiede una piantagione. 

Ai Lian accompagna Michael in Malesia, sia per conoscere il futuro suocero, sia per rivedere i suoi genitori. Purtroppo il padre di Ai Lian è malato e muore dopo il suo arrivo, ma non è l’unica tragedia che colpisce la protagonista. Appena arrivata nella piantagione di Michael, Cynthia, la giovane fidanzata del futuro suocero, viene trovata barbaramente uccisa nella piantagione. In questo romanzo pare sia il caso a governare le vite di tutti, e quando non è il destino, allora sono i vari personaggi a prendersi la responsabilità di modificarlo in modo egoistico e a volte crudele. Se aggiungiamo al delitto il fatto che Cynthia era stata fidanzata fino a poche settimane prima con Hafiz, un giovane brillante malese che è amico fraterno di Jonathan, capirete subito che la vicenda è assai intricata e ci sono vari indiziati con motivazioni diverse.

Ai Lian aveva già conosciuto Cynthia a una festa a Londra, quando era in compagnia del precedente fidanzato, e le era sembrata molto bella ma anche felicissima e innamorata. Subito dopo la sua morte, Ai Lian scopre dei lati insospettati della vittima: l’attenzione per il prossimo, la fede, la passione per la natura e la pittura. In verità alla protagonista sembra di aver avuto a che fare con due ragazze ben differenti, e le motivazioni che hanno portato la vittima a rompere il fidanzamento con il giovane Hafiz, di cui pareva innamoratissima, e a fidanzarsi con l’anziano Jonathan, rimangono un mistero.

In verità tutto il romanzo gioca sul tema del doppio, nel senso della duplicità delle persone e delle loro motivazioni vere e quelle recondite. A fare da fil rouge all’intricata vicenda e alle indagini ci sono ancora duplici oggetti: due pistole scomparse in epoche diverse, o forse una sola, e due collane di diamanti, anch’esse di epoche diverse, ma che paiono una sola collana che scompare e riappare.
E spesso echeggia qua e là il richiamo a quel capolavoro che è “L’importanza di chiamarsi Ernest” che Wilde declinava sul grottesco-ironico, mentre l’autrice vira il tema sul tragico. 

Al di là della trama del giallo, affascinante è l’ambientazione malese del romanzo (non pensate a una versione aggiornata dei romanzi salgariani!). E ancora di più la descrizione sociologica e psicologica dei personaggi e delle difficoltà che trovano a rapportarsi chiaramente l’uno con l’altro, a causa dell’etnia differente: malesi, cinesi, euroasiatici. Tanto che alla fine i personaggi più generosi, empatici e malleabili sono proprio gli inglesissimi Jonathan e Michael. O almeno così vuole farci credere l’autrice del romanzo, che è di nazionalità malese ma ha scritto il libro in inglese. 

Il libro ha comunque uno stile prettamente esotico, assai lontano dal classico giallo/noir europeo o americano, e se da un lato questa sua “etnicità” rende a volte difficoltosa la lettura, dall’altro ci fa immergere in un mondo assai diverso dal nostro.

Grazie quindi all’autrice Chuah Guat Eng, che ci ha avvicinato alla Malesia e alla sua storia e cultura, e alla traduttrice Marina Grassini che deve aver faticato non poco a districarsi fra i personaggi dai doppi nomi. 

" Echi del silenzio ", ed. Le Assassine, 415 pagine che vi trasporteranno in un mondo lontano da noi europei. Disponibile in libreria e sui principali siti di vendita online.




Questa recensione è stata scritta originariamente per MilanoNera, e infatti la trovate anche qui