lunedì 14 dicembre 2020

“Buonvino e il caso del bambino scomparso” di Walter Veltroni, un giallo...romano.

 




Il commissario Buonvino, dopo aver brillantemente risolto il caso precedente, che gli ha dato notorietà, ritorna alla routine del suo commissariato di Villa Borghese. E’ un protagonista simpatico, questo commissario pacioso e mite, che dirige una squadra che parrebbe di “sfigati”.

Nel frattempo al commissariato sono arrivati due nuovi agenti a rimpinguare il gruppo: Stefano Cavallito e Veronica Viganò. Mentre il primo riesce ad attirarsi subito le antipatie del resto del gruppo, la Viganò colpisce al cuore Buonvino. Infatti lui vede nella bellissima ragazza una copia del suo ideale femminile, Alida Valli, di cui conserva una foto nel portafoglio.

Un giorno, mentre passeggia nel parco, una ragazza sconosciuta gli si avvicina e, dopo essersi assicurata che lui sia il commissario Buonvino, gli chiede di parlargli di un fatto grave accaduto proprio lì, qualche anno prima. 

Buonvino decide quindi di accogliere in commissariato la giovane Daniela. Lei gli dà un vecchio DVD: un filmato della sua famiglia, padre, madre e fratellino, che passeggiano per il parco di domenica. Poi spiega che quello stesso giorno suo fratello è scomparso vicino alla loro casa, e chiede al commissario di indagare su questa sparizione avvenuta nel 2009. 

L’indagine si rivela non facile, nonostante Buonvino incarichi le due donne della squadra, Robotti e Viganò, di farsi raccontare tutta la storia dalla ragazza. E l’autore è bravo a farci sentire il senso di colpa che prova Daniela, perché non ha accudito il fratellino al momento di tornare a casa, e poi perché il padre si è suicidato davanti ai suoi occhi, quasi ad accusarla. 

Le due agenti capiscono che la ragazza nasconde qualcosa ma non riescono a carpirle tutta la verità. Nel frattempo fanno conoscenza con la madre, che vive in casa in un mondo tutto suo, passando il tempo a dipingere quadri. Questo della madre è sicuramente uno dei personaggi meglio riusciti del romanzo, con la sua follia iraconda che sfoga su tutti, poliziotte comprese. 

Buonvino riesce anche a far collaborare il nuovo arrivato Cavallito con il collega Cecconi, dopo che il primo aveva fatto delle avances alla Robotti, che con Cecconi è fidanzata. E i due scoprono di lavorare bene insieme.

"Buonvino e il caso del bambino scomparso" prosegue con un suo ritmo gradevole grazie ai personaggi che risultano tutti accattivanti. Ma alla fine i colpi di scena non mancano e lasciano il lettore letteralmente a bocca aperta.

Un giallo piacevole che consiglio anche a chi di solito non legge i libri di questo genere: l’umorismo e l’ambientazione romana faranno il resto. 


" Buonvino e il caso del bambino scomparso " di Walter Veltroni, è un giallo gradevole, edito da Marsilio e disponibile in brossure e in ebook.



Recensione scritta originariamente per MilanoNera e infatti lo trovate anche  qui:




giovedì 3 dicembre 2020

Mariani e le ferite del passato di Maria Masella, ovvero le colpe dei padri ricadono sempre sui figli?

 



In questo nuovo libro di Maria Masella troviamo il commissario Mariani in congedo per malattia, dopo aver rischiato di morire nell’esondazione del fiume Cerusa. Questo periodo di forzata inattività lo rende nervoso e risente della freddezza nei suoi riguardi da parte della moglie Francesca. E’ molto brava l’autrice a raccontarci con pudore questa crisi coniugale, senza spiegarci da subito cosa turba Francesca e perché non vuole più dormire nello stesso letto del marito. Quando la madre del commissario gli chiede di aiutarlo in una questione delicata, Mariani è quasi contento di poter uscire dalle mura domestiche.

Accompagna così la madre Emma a Nizza Monferrato per parlare con Giuditta, la figlia di Noemi, una sua amica fino dai tempi della seconda guerra mondiale e deceduta qualche mese prima. Emma era una staffetta partigiana, mentre Noemi, essendo ebrea, viveva nascosta. 

Prima di morire Noemi aveva raccontato a Emma come alcuni suoi parenti fossero stati individuati, grazie alla delazione di qualche spia, e poi deportati. Chi aveva denunciato i Pinto, si era poi appropriato della loro bella casa a Torino. Noemi era preoccupata che un erede dei Pinto potesse vendicarsi di quella famiglia.

E qui arriviamo al presente: sulle alture di Bolzaneto una donna e il suo bambino sono stati crudelmente uccisi, e la donna era discendente di quei delatori. In aggiunta a ciò, i due cadaveri sono stati messi in modo da fare defluire il loro sangue, come usano gli ebrei nella macellazione degli animali.

A questo punto il lettore comincia a interrogarsi: è giusta la vendetta, e dopo così tanti anni? E per di più su un bambino innocente? Sarà veramente collegato il duplice omicidio con quella storia antica di delazione, deportazione e morte?

Il commissario Mariani si fa affidare l’inchiesta e torna al lavoro: sente di dover risolvere il caso anche per accontentare la madre.

Riesce così a rintracciare l’erede della famiglia ebrea, e lo incontra. Questi è sfuggente e non l’aiuta nelle indagini.

Ma stanno veramente così le cose? O il movente dell’omicidio è da ricercare nel passato ambiguo della giovane donna uccisa? O forse il colpevole è il marito?

Maria Masella, come sempre, crea un dedalo di possibilità e di dubbi che devono sbrogliare il commissario Mariani e la sua valente squadra.

Ma l’autrice ha una straordinaria abilità nel tirare il coniglio fuori dal cilindro alla fine de “Mariani e le ferite del passato“, e questa caratteristica mi piace, così come mi è piaciuto il girovagare del commissario Mariani nel Monferrato, terra che amo molto.

A ogni modo, i dubbi etici e filosofici che il romanzo suscita nel lettore, non scompaiono alla fine del libro, e sono materiale molto utile anche ai giorni nostri.





Diaponibile in versione cartacea ed ebook, " Mariani e le ferite del passato ", 240 pagine pubblicate dall'editore Frilli, che si leggono tutte d'un fiato.



Recensione scritta originariamente per il sito di MilanoNera e infatti la trovate anche qui: