giovedì 29 luglio 2021

RECENSIONE " SPARIRE A BUENOS AIRES" di Eloisa Diaz, e l'Argentina dei desaparecidos.

 




Eloisa Diaz ci presenta due romanzi: uno ambientato durante  le vicende dei desaparecidos nel 1981, l’altro durante la crisi economica del 2001, sempre  in Argentina.  A fare da filo conduttore fra i capitoli alternati fra le due epoche sono l’ispettore Joaquin Alzada e la moglie Paula. Anche loro hanno avuto dei familiari fra i desaparecidos, ma Alzada, in tutti quegli anni, ha mantenuto un profilo basso, non si è mai schierato. Il protagonista non è cieco, crede che l’Argentina nel 2001 sia sull’orlo del burrone per l’ennesima volta. Sarà proprio il senso della tragedia imminente che lo porta a ricordare gli anni della dittatura. E poi una sparizione, ancora nel 2001, di una giovane donna, di famiglia ricca e famosa.

C’è uno specchiarsi di Alzada nel giovane poliziotto che perse due familiari sotto la dittatura, e che ora non vuole più tirarsi indietro. Sente che la sparizione della ragazza assomiglia alla sparizione di tanti giovani negli anni ottanta, anche se le motivazioni sono diverse.

L’autrice non lascia nulla all’immaginazione del lettore: quando ci guida nel palazzo del terrore, dove i desaparecidos venivano interrogati e torturati, pare di sentire le loro urla disumane fra le righe.

E nemmeno quando narra le vicende del 2001 alleggerisce il racconto: l’ipocrisia, la violenza, l’impossibilità di prelevare i propri soldi dai bancomat: pare proprio il preludio di una nuova dittatura.

E Joaquin Alzada, che aspetta di andare in pensione per dedicarsi ai suoi amati libri su Montalbano, deve invece fare i conti con il passato e con il presente. Grazie a lui impariamo a conoscere Buenos Aires nel 1981 e nel 2001, incontrando anche i vari colleghi e superiori di Alzada.

Nello stesso tempo lui si deve confrontare con il nipote Sorolla, cresciuto come un figlio da lui e Paula. Sorolla lo rimprovera perché non prende partito, perché non scende in piazza a manifestare come gli altri argentini. La sequenza in cui zio e nipote si incamminano verso la manifestazione, è uno dei punti più toccanti e veritieri del romanzo.

L’autrice ci fa entrare nell’animo di Joaquin Alzada, ma non lo giudica. Lei, che è figlia di argentini ma è sempre vissuta all’estero, lascia trasparire ovunque un grande amore per la sua terra e una empatia straordinaria verso il suo popolo.

Un romanzo che non è semplicemente un giallo – e già sarebbe una novità un giallo ambientato a Buenos Aires – ma piuttosto un’immersione in un Paese che non ha ancora trovato la sua identità. 



" Sparire a Buenos Aires " di Eloisa Diaz, tradotto da Annalisa Carena, un romanzo bellissimo di 300 pagine disponibile sia in ebook sia in cartaceo.




mercoledì 14 luglio 2021

RECENSIONE " IL MANOSCRITTO " DI STEFANIA CONVALLE, E LE MAGICHE ATMOSFERE DI TRIESTE.

 




Leggendo il nuovo romanzo di Stefania Convalle, mi è capitata la stessa sensazione che ho provato con le altre sue opere. Da una parte, infatti, vorrei finirlo subito per sciogliere i nodi dell’intreccio – che qui è piuttosto complesso -; dall’altra parte centellino le pagine per rimanere immersa in una bellissima atmosfera.  E ne “Il manoscritto” l’atmosfera è data dalla bellissima città di Trieste, dove si svolge la vicenda, e che ora mi sembra di conoscere anche se non ci sono mai stata.

Trieste è più di uno sfondo, è il quarto personaggio del romanzo, e nelle sue vie e nei suoi locali si incontrano, e si scontrano, gli altri tre personaggi umani: Emilia, Amedeo e Claudio. 

Incontriamo per prima Emilia, che è una talent scout che scopre scrittori e lavora per varie case editrici importanti a Milano. Dopo una storia d’amore esaurita, a cui la stessa Emilia pone fine, decide d’impulso di trasferirsi a Trieste. Lì possiede una casa, ereditata da una quasi zia, che la ospitava in vacanza da bambina. Questo particolare è autobiografico, e si intuisce la gioia provata dall’autrice in quegli anni.

Ora quella casa è un rifugio, un punto di partenza per ricominciare, dato che Emilia per lavorare ha solo bisogno di un pc, e quindi può farlo anche a Trieste. La casa però necessita di restauro: Emilia si affida a un’agenzia che le manda un falegname tutto fare, mentre lei si trasferisce in hotel. Alla fine dei lavori, l’incaricato, Amedeo, accoglie Emilia nella casa, dove ha eseguito tutti i lavori secondo le sue richieste.

Complice un appuntamento quella sera stessa, fra Emilia e Amedeo nasce l’attrazione, anche se Amedeo è un tipo misterioso.  E misteriosa è anche la busta che Amedeo dice di aver trovato sotto una lista di parquet. Amedeo insiste perché Emilia la apra, ma Emilia decide di restituirla all’inquilino che l’aveva preceduta.

Parlando dei tre personaggi nel romanzo, ho omesso di raccontare della vicina di casa di Emilia, una donna molto anziana che si ricorda di lei da bambina. Subito Emilia fa amicizia con lei, attratta dalla sua saggezza. E questa donna giocherà un ruolo importante nelle scelte di Emilia.

Emilia poi incontra Claudio per restituirgli la busta nascosta sotto il parquet. E anche qui scatta un feeling particolare fra i due, anche se Emilia sa di essere innamorata di Amedeo. 

Non vado oltre perché la busta misteriosa, che contiene il manoscritto del titolo, sarà la chiave per aprire i cuori di tutti e tre i protagonisti e condurli sulla strada giusta. 

Un romanzo che, nonostante alcuni punti dolorosi, è delicato come una carezza sul cuore. Stefania Convalle ha fatto centro un’altra volta!


Potete trovare "IL MANOSCRITTO " nelle librerie fisiche e virtuali, oppure richiederlo direttamente alla Casa Editrice Convalle.