venerdì 30 dicembre 2016

" Il settimo manoscritto " di Fabrizio Santi, e di come un libro poco conosciuto possa essere determinante.







Dopo “ Il quadro maledetto ”, il primo romanzo di Fabrizio Santi (di cui potete leggere la mia recensione qui  ), ecco l’opera seconda, ambientata sempre a Roma ma con un protagonista differente. Giulio Salviati è uno scrittore romano di gialli, in crisi d’ispirazione dopo aver pubblicato alcuni libri di successo. Inaspettatamente uno sconosciuto gli propone, pagandogli una cospicua ricompensa, di indagare sul furto dell’Unicum, un manoscritto cinquecentesco trafugato dal monastero di S. Gregorio al Celio. Salviati, in parte perché ormai a corto di soldi, in parte perché non riesce a scrivere un nuovo romanzo, accetta la proposta.

Si ritrova così a indagare su questo manoscritto, che parrebbe senza valore né letterario né economico. Eppure nella vicenda lo scrittore troverà sul suo cammino ben due omicidi e una setta segreta dai fini misteriosi. Ad aiutarlo nel tentativo di risolvere il mistero c’è Elena, una giovane che lavora alla biblioteca Angelica, dove Salviati si reca per cercare tracce dell’ Unicum in altri libri.

Lo stile di Fabrizio Santi è sempre gradevole e la suspense è supportata da una buona dose di autoironia del protagonista. La caratteristica che ho apprezzato di più in questo giallo, come nel precedente, è la descrizione precisa, che non diventa mai fine a se stessa o pedante, di vie, luoghi, monumenti, dell’atmosfera stessa di Roma: si percepisce l’amore dell’autore per la sua città. 

Non manca, come nel romanzo precedente, un'aura di esoterismo che avvolge sia il manoscritto rubato, sia alcuni dei personaggi che il protagonista incontra nelle sue ricerche. E la fine del giallo, di cui non rivelo alcun particolare, lascia avvolto il lettore nel rinvio a un mistero imponderabile ma esistenziale che l'autore lascia intuire, così come era avvenuto ne " Il quadro maledetto ". 

Se c’è un neo nel romanzo è forse la descrizione della storia d’amore fra Salviati ed Elena, che vediamo nascere ma che pare rimanere sempre sospesa. Non penso che siano necessari dettagli “forti”, ma qualche cenno realistico, nei passaggi in cui il protagonista e la ragazza sono soli, avrebbe giovato all’impianto narrativo del romanzo e alla caratterizzazione dei due personaggi. Almeno secondo il mio personalissimo parere. 

Un romanzo che consiglio quindi agli appassionati del genere che non amano gli scenari pulp o le descrizioni troppo crude, ma che vogliono trovare rispettati i canoni dei gialli classici. Attendo comunque di leggere il terzo romanzo di Fabrizio Santi, al cui stile scorrevole ma a tratti erudito mi sono  già affezionata.





Il  romanzo, 335 pagine avvincenti, esiste in versione ebook e cartacea; lo potete trovare in tutte le librerie, fisiche e online, oppure direttamente sul sito della Newton Compton Editori  vedi qui