giovedì 9 novembre 2017

" Copenaghen" , verità imperfette e ricerche scientifiche che distruggono il genere umano.





“Penso che sarebbe stato un errore imperdonabile pensare di dar vita a una Compagnia teatrale che porti il mio nome senza pensare all’opportunità di rimettere in scena uno spettacolo come Copenaghen“ racconta Umberto Orsini, interprete con Massimo Popolizio e Giuliana Lojodice del celebre testo di Michael Frayn

Con questa frase Orsini ha motivato la scelta di portare a teatro una piéce già rapresentata una decina di anni fa dallo stesso trio di attori. Il testo continua a risultare estremamente attuale per due motivi: perché analizza il dilemma etico che dilaniò (forse) gli scienziati che progettavano la bomba atomica e perché ce lo racconta attraverso tre narrazioni differenti di un evento avvenuto nel passato. L’episodio che è il fulcro della pièce è avvenuto nel 1941 a Copenhagen, nella Danimarca occupata dai nazisti.  Il fisico danese Niels Bohr e sua moglie Margrethe accolgono Werner Haisenberg, fisico tedesco dapprima allievo poi collega di Bohr.

Richiamandosi alle teorie fisiche dell’indeterminazione i tre personaggi evocano l’incontro in modo assai diverso, con un metodo che ricorda la narrazione dei testimoni di Rashomon. Chi ha impedito davvero l’utilizzo della bomba atomica da parte della Germania nazista? Heisenberg che, volontariamente o per incapacità, tergiversò su importanti scoperte di altri suoi colleghi? O Bohr, che fuggì dalla Danimarca occupata per rifugiarsi negli Stati Uniti, dove però contribuì alla costruzione della bomba atomica che distrusse Hiroshima? Il gioco dialettico fra i 3 protagonisti è intenso ma frizzante, colmo di sottintesi dove l’ironia di Popolizio fa propendere gli spettatori per la tesi di Heisenberg.


Il palcoscenico è costruito come un’aula universitaria, arredata solo con 3 sedie ed enormi lavagne dove formule incomprensibili (per chi è digiuno di fisica come la sottoscritta) vengono spiegate e poi modificate dei due fisici. 

L’impianto drammaturgico è classico, austero ma non algido grazie al ritmo e all’intensità espressiva dei tre straordinari attori. Giuliana Lojodice raccoglie l’empatia del pubblico femminile sia raccontando aneddoti sulla vita famigliare, sia mostrando un distacco critico verso entrambi gli uomini. Massimo Popolizio e Umberto Orsini, sull’altro fronte, si rimproverano errori nella ricerca e mancanze etiche, in un crescendo di dialogo fra allievo e maestro che ci lascia alla fine con il dubbio irrisolto “Chi è stato davvero sincero? “ e ancora “ Esiste un’unica verità?” ...


Uno spettacolo superbo da vedere per poi riflettere; al Teatro Argentina fino a domenica 12 novembre e poi in tournée.


Copenhagen

di Michael Frayn
traduzione Filippo Ottoni e Maria Teresa Petruzzi
regia Mauro Avogadro
con Umberto Orsini, Massimo Popolizio e Giuliana Lojodice 



1 commento:

carmen ha detto...

Bella recensione.Concordo: bel thriller.