domenica 7 dicembre 2014

" Il Mercante di Venezia" .... orfano di Shylock.







Dopo aver portato in scena “Romeo e Giulietta” e “La tempesta”, Valerio Binasco con la sua compagnia “The Popular etc…” affronta un altro pezzo forte del Bardo “Il Mercante di Venezia”. Agli attori della compagnia questa volta si è aggiunto Silvio Orlando, proprio nel ruolo di Shylock.

Vi dico subito che tanto la rappresentazione  de “La Tempesta” la scorsa stagione, mi aveva positivamente stupito ed emozionato, tanto questa versione de “Il Mercante di Venezia” mi lascia soddisfatta a metà e con una serie di interrogativi. Il primo dei quali riguarda proprio la scelta di Silvio Orlando: un nome di richiamo per il cartellone del Teatro Argentina? (“La Tempesta” andò in scena al Teatro Vascello). O una scelta voluta per sottolineare l’estraneità dell’attore alla compagnia, così come Shylock era straniero a Venezia?
Complice la cadenza da Europa dell’Est con la quale  recita Silvio Orlando (ma non si capisce che lingua vorrebbe essere, non certo yiddish né polacco, forse rumeno, ma perché?), quello che ne risulta è lo straniamento totale del personaggio.

Gli attori della compagnia di Binasco sono anche stavolta brillanti e la commedia, a tratti, è anche molto divertente. La satira sui nobili ricchi (e meno ricchi) veneziani, colpisce invero il bersaglio. Bassanio è il giovane che vive al di sopra dei suoi pochi mezzi, grazie all’aiuto costante di Antonio che, da buon cattolico, presta i soldi a tutti senza chiedere interessi.
La figlia di Shylock detesta il padre, lo inganna e fugge con l’innamorato portandosi via tutti i gioielli, frutto dei prestiti ad usura del padre. Salvo poi tornare dopo pochi mesi a Venezia, avendo già scialacquato tutto il patrimonio rubato.
Porzia, la ricca patrizia di cui Bassanio è innamorato, pare sottomessa, suo malgrado, alle ultime volontà del padre morto, pronta a sposare il “povero ma bello”, se solo potesse. Seguendo l’autore, si riscatta travestendosi da uomo, per salvare Antonio dal pagare la penale del prestito a Shylock. E qui l’astuzia femminile sovrasta quella di Shylock, che così non può vendicarsi su Antonio e perde di fatto tutte le sue proprietà.

Fin qui non c’è nulla di discordante o innovativo rispetto al testo originale, ma, appunto, da Valerio Binasco era lecito aspettarsi altro. E’ vero che vediamo in Antonio e Bassanio non solo l’odio verso Shylock in quanto ebreo e usuraio, ma anche il rifiuto quasi xenofobo di tutti gli stranieri, ma questo aspetto forse meritava un approfondimento o maggiore enfasi.

E Silvio Orlando, nel celeberrimo monologo, non riesce a farci sentire “tutti uguali”, tutti esseri umani che soffrono nello stesso modo. Certo Silvio Orlando non è Al Pacino, ma durante lo spettacolo sembra che lui stesso sia poco convinto della parte affidatagli. O forse il regista non ha scelto bene l’attore protagonista, che infatti protagonista non diventa né durante il monologo né durante il processo ad Antonio. Troppo dimesso, quando chiede la libbra di carne di Antonio, per provocare disprezzo e orrore in noi. Troppo umiliato e vinto, quando perde tutte le sue ricchezze,  per farci provare compassione. Forse solo per un attimo lo spettatore prova empatia con lui: quanto lo si costringe a baciare il crocifisso.

Per il resto la colonna sonora è azzeccata, la scenografia, come sempre, ridotta all’essenziale ma efficace, i costumi sono ben scelti, dal pop anni 60 di Porzia e Nerissa (una sempre bravissima Merigliani)  fino all’eleganza misurata dei personaggi maschili. Solo Shylock rimane in scena, fin quasi alla fine,  con un impermeabile grigio, a marcare una diversità che non suscita, comunque, nello spettatore quella immedesimazione che Shakespeare avrebbe voluto.
Peccato. Con un’opera così attuale e piena di spunti di riflessione, Valerio Binasco avrebbe dovuto osare di più.


1 commento:

amenteacida.blogspot.com ha detto...

Il post del 23 novembre sullo spettacolo di Valerio Binasco si era misteriosamente cancellato nei meandri della blogosfera. Eccolo di nuovo, per chi non l'avesse letto, e per chi lo volesse rileggere. Grazie!