giovedì 8 marzo 2018

" La ferrovia sotterranea " di Colson Whitehead, un romanzo ancora oggi necessario.







“ La ferrovia sotterranea ” è il romanzo di Colson Whitehead vincitore lo scorso anno del premio Pulitzer e del National Book Award.  

Nella Georgia della prima metà dell’Ottocento, la giovane schiava nera Cora decide di tentare la fuga dalla piantagione di cotone in cui vive e insieme all’amico Caesar inizia un duro viaggio verso il Nord e la libertà. Cora e Caesar si servono di una segreta e misteriosa ferrovia sotterranea, e fanno tappa in vari stati del Sud dove la persecuzione dei neri ha forme diverse, dalle più simili alle condizioni nelle piantagioni di cotone ad altre molto più subdole ammantate di paternalismo. 

E’ singolare il motivo della ferrovia sotterranea che, portando in salvo schiavi fuggiti dalle piantagioni, attraversa il ventre degli stati del Sud. Forse metafora di una coscienza nera che scorre sotto terra come un fiume carsico per poi emergere molto lentamente cent’anni dopo. Oppure questa “Underground Railroad” (titolo originale), esistita come rete clandestina di abolizionisti che, nella prima metà dell’Ottocento, cercavano di far fuggire decine di migliaia di schiavi, è stata dall’autore semplicemente “materializzata”. 

Rendendola una creatura di ferro, binari, vagoni e scambi, stazioni fantasma, Colson Whitehead ha realizzato un romanzo storico e distopico nel contempo. Le vicende di Cora e dei suoi compagni, nelle piantagioni prima e nella fuga poi, sono verosimili. E altrettanto realistiche sono le figure dei bianchi, schiavisti crudeli e sadici da una parte, la maggioranza, e pochi illuminati abolizionisti dall’altra, a loro volta divisi fra ingenui idealisti e  furbi paternalisti preoccupati dal sopravvento numerico dei neri liberi.

Nonostante il romanzo sia colmo di avvenimenti orribili e raccapriccianti, non è riuscito ad appassionarmi o smuovere i miei sentimenti. E dire che a distanza di quasi 40 anni ricordo ancora con emozione la lettura di “Radici” (e la visione dello sceneggiato omonimo), che lasciò un marchio a fuoco nel mio animo. A favore del romanzo ascrivo la mancanza assoluta di cadute nel patetico.

Al termine della lettura di “ La ferrovia sotterranea ” ho avuto l’impressione che il romanzo sia stato ideato e costruito dall’autore, con coerenza stilistica, come “libro necessario”, e della sua necessità odierna negli Stati Uniti o nella nostra Italia non credo sia necessario argomentare. Comprendo come molti lettori afroamericani anche illustri ne siano stati toccati nel profondo, dall’ex presidente Barack Obama a Ophrah Winfrey.

Tuttavia, a malincuore, lo considero più un testo sociologico o pamphlet filosofico, in forma di romanzo, ottimamente tradotto da Martina Testa, che un capolavoro letterario come attesterebbero i vari premi conseguiti. Consiglio comunque la lettura a tutti, specialmente ai giovani.




“ La ferrovia sotterranea ” di Colson Whitehead, edizioni SUR, romanzo di 376 pagine  splendidamente tradotte da Martina Testa, è disponibile sia in versione cartacea sia in versione ebook.






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