sabato 17 febbraio 2018

" Era il mio migliore amico " di Gilly MacMillan e di come la verità possa avere molte facce diverse.







Gilly MacMillan con il suo terzo romanzo " Era il mio migliore amico " ci presenta un thriller davvero unico per lo stile e le tematiche che affronta all’interno della vicenda. I protagonisti sono due adolescenti: Abdi, figlio di rifugiati somali, e il suo migliore amico Noah. Quest’ultimo ha un serio problema di salute, ma non vado oltre per non creare spoiler.

La vicenda è ambientata in Inghilterra a Bristol, città dove vive l’autrice. La particolarità dello stile di questo thriller è che ci addentriamo nella vicenda attraverso vari punti di vista.  Sentiamo subito le voci di Abdi e Noah, i diretti interessati, e poi quelli di Sofia, che studia per diventare ostetrica, Nur, tassista, e Maryan, casalinga, rispettivamente sorella e genitori di Abdi. Dall’altro lato gli sguardi sono quelli dei genitori di Noah: il padre Ed è un fotografo molto famoso, sempre in giro per il mondo, mentre la madre Fiona si è dedicata alla famiglia.

Interessante è vedere le reazioni contrastanti dei vari personaggi, così come le interazioni fra le due famiglie, che velocemente si modificano con il precipitare degli eventi. O forse i rapporti fra le due famiglie erano già artificiosi in partenza: troppe differenze etniche, sociali, culturali. Il thriller prende avvio da una mostra di Ed, nella quale sono esposte molte fotografie fatte in Etiopia, anche nel campo rifugiati dove si trovavano i genitori di Abdi.

Ma sempre di un thriller con la ricerca di un colpevole si tratta: e abbiamo anche il punto di vista dell’osservatore esterno, Jim Clemo, il detective incaricato del caso. Appena rientrato in servizio dopo un congedo forzato per un caso complesso, Clemo si ritrova a gestire indagini e rapporti umani particolarmente conflittuali, anche perché i due protagonisti sono adolescenti.

Gilly MacMillian sembrerebbe mettere troppa carne al fuoco in questo romanzo: le diversità etniche e culturali, le classi sociali inglesi, le malattie gravi degli adolescenti, il problema dei rifugiati politici. Ma a fare da collante in mezzo a questi temi importanti c’è proprio l’amicizia intensa, a tratti ossessiva, fra i due ragazzi Noah e Abdi, come il titolo del romanzo indica. E questo thriller è la prova che si possono toccare temi scottanti e delicati insieme in modo incisivo, ma con sensibilità, anche in un romanzo di genere.

“Era il mio migliore amico” ha un ritmo serrato, ed è ottimamente tradotto da Tullio Dobner (non potrebbe essere diversamente, visto che Dobner è IL traduttore di Stephen King). E’ un thriller atipico che mi ha positivamente colpito per l’introspezione nei personaggi e per la profondità dei temi toccati. Lo consiglio a chi cerca un romanzo avvincente ma che faccia anche riflettere dopo averlo terminato. 




" Era il mio migliore amico " di Gilly MacMillian è un romanzo di 332 pagine che leggerete d’un fiato, domandandovi fino all’ultimo chi sia davvero il colpevole. Pubblicato da Newton Compton sia in cartaceo sia in ebook.





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