" Una casa troppo tranquilla ", il nuovo romanzo di Jane Schemilt, è nel solco del thriller
psicologico e dell’ambiente medico a cui ci ha abituato con i libri precedenti.
Quando scrivo thriller psicologico non intendo dire che non ci siano delitti e
colpevoli in questo libro, ma la bravura dell’autrice è nel farci arrivare alla
comprensione del crimine analizzando i personaggi in modo quasi chirurgico, e
d’altra parte la Schemilt, oltre a essere scrittrice, è anche un neurochirurgo.
I protagonisti del romanzo sono Beth, una giovane infermiera
che ha vissuto un’infanzia disastrosa a causa dei genitori alcolisti, e Albie,
un brillante ma troppo timido chirurgo che non si è mai sentito apprezzato
dalla sua famiglia di origine e dai suoi colleghi. I due s’innamorano e, apparentemente, sembrano la coppia perfetta dove l’uno supporta l’altro nei
suoi obbiettivi.
Si prova simpatia per queste due persone, soprattutto per
Beth, che dopo la morte dei genitori ha lottato per formarsi una vita ma ha
conosciuto un uomo maturo che le ha letteralmente rubato il futuro. E anche
Albie è il classico esempio dello studente secchione che, diventato un
promettente neurochirurgo, è comunque sempre pieno di dubbi sulle sue capacità
e quindi si sobbarca anche il lavoro dei colleghi meno scrupolosi, non tanto
per fare carriera ma perché è abituato a ricercare la perfezione in tutto.
SPOILER: non leggete questo romanzo se siete particolarmente
sensibili alle sofferenze provocate dalle ricerche scientifiche sulle cavie.
Non ci sono moltissime descrizioni di questo genere nel romanzo, ma sono
minuziose allo scopo di mostrarci la puntigliosità del carattere di Albie, che
ha il doppio lavoro di ricercatore sui tumori infantili e di chirurgo.
Jane Shemilt è particolarmente brava non solo a creare un
vortice di situazioni in cui sarete assorbiti, fino a farvi arrivare al più
presto in fondo al libro per comprendere, ma soprattutto è abile nel mostrarci
la “banalità del male”. Fin dall’inizio
facciamo il tifo per Beth e Albie, ci sembra che il loro incontro possa
ricucire le profonde ferite nell’animo di Beth e, nello stesso tempo, dare ad
Albie la spinta giusta per raggiungere i riconoscimenti scientifici e medici
che si merita.
E invece il passato di Beth non può essere dimenticato, anche
perché fa parte del presente e del futuro della vita professionale di Albie.
Esistono veramente le persone cattive o cattivi si diventa a seguito di dolore,
meschinità, sofferenze sopportate invano? Ci si può vendicare per qualcosa che
ci è stato tolto per sempre? L’autrice sembra raccontarci che a ciascuno di
noi, se troppo e troppo a lungo feriti, può capitare di perdere le basi della
convivenza fra esseri umani.
Da parte mia posso dire che Jane Schlemilt è riuscita a farmi
immedesimare in entrambi i personaggi della coppia. E farmi arrivare alle
ultime pagine del libro con la segreta speranza che tutto si risolvesse al
meglio per loro. Un thriller sorprendente, che vi farà riflettere su quanti e
quali sono i valori di cui potremmo fare a meno per raggiungere i nostri
obiettivi. E lo spostamento delle azioni drammatiche dal paesaggio
metropolitano di Londra a quello selvaggio di una sperduta isola scozzese è
sicuramente una scelta indovinata dell’autrice. Mi ha fatto subito venire
voglia di tornare in Scozia, dove sono già stata più di una volta, nonostante la crudeltà delle vicende narrate.
" Una casa troppo tranquilla " di Jane Schemilt, (ma il titolo originale è assai più adatto e suggestivo "How far we fall"), è ben tradotto da L. Rodinò, è lungo 336 pagine che leggerete d'un fiato e lo potete acquistare sia nella versione ebook sia nella versione cartacea.
Recensione scritta originariamente per il sito di MilanoNera: la potete leggere anche qui
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