Eloisa Diaz ci presenta due romanzi: uno ambientato durante le vicende dei desaparecidos nel 1981, l’altro durante la crisi economica del 2001, sempre in Argentina. A fare da filo conduttore fra i capitoli alternati fra le due epoche sono l’ispettore Joaquin Alzada e la moglie Paula. Anche loro hanno avuto dei familiari fra i desaparecidos, ma Alzada, in tutti quegli anni, ha mantenuto un profilo basso, non si è mai schierato. Il protagonista non è cieco, crede che l’Argentina nel 2001 sia sull’orlo del burrone per l’ennesima volta. Sarà proprio il senso della tragedia imminente che lo porta a ricordare gli anni della dittatura. E poi una sparizione, ancora nel 2001, di una giovane donna, di famiglia ricca e famosa.
C’è uno specchiarsi di Alzada nel giovane poliziotto che
perse due familiari sotto la dittatura, e che ora non vuole più tirarsi
indietro. Sente che la sparizione della ragazza assomiglia alla sparizione di
tanti giovani negli anni ottanta, anche se le motivazioni sono diverse.
L’autrice non lascia nulla all’immaginazione del lettore:
quando ci guida nel palazzo del terrore, dove i desaparecidos venivano
interrogati e torturati, pare di sentire le loro urla disumane fra le righe.
E nemmeno quando narra le vicende del 2001 alleggerisce il
racconto: l’ipocrisia, la violenza, l’impossibilità di prelevare i propri soldi
dai bancomat: pare proprio il preludio di una nuova dittatura.
E Joaquin Alzada, che aspetta di andare in pensione per
dedicarsi ai suoi amati libri su Montalbano, deve invece fare i conti con il
passato e con il presente. Grazie a lui impariamo a conoscere Buenos Aires nel
1981 e nel 2001, incontrando anche i vari colleghi e superiori di Alzada.
Nello stesso tempo lui si deve confrontare con il nipote
Sorolla, cresciuto come un figlio da lui e Paula. Sorolla lo rimprovera perché
non prende partito, perché non scende in piazza a manifestare come gli altri
argentini. La sequenza in cui zio e nipote si incamminano verso la
manifestazione, è uno dei punti più toccanti e veritieri del romanzo.
L’autrice ci fa entrare nell’animo di Joaquin Alzada, ma non
lo giudica. Lei, che è figlia di argentini ma è sempre vissuta all’estero,
lascia trasparire ovunque un grande amore per la sua terra e una empatia
straordinaria verso il suo popolo.
Un romanzo che non è semplicemente un giallo – e già sarebbe
una novità un giallo ambientato a Buenos Aires – ma piuttosto un’immersione in
un Paese che non ha ancora trovato la sua identità.
" Sparire a Buenos Aires " di Eloisa Diaz, tradotto da Annalisa Carena, un romanzo bellissimo di 300 pagine disponibile sia in ebook sia in cartaceo.
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