La prima cosa che mi ha colpito
di questo libro è la copertina con il titolo. Ho pensato all’istante che fosse
un omaggio al film “American Beauty” di Sam Mendes con Kevin Spacey (se non
l’avete mai visto, il film, rimediate entro domani!). Una ragazza nuda, con margherite gialle al posto dei petali di
rose rosse. Invece la motivazione è diversa: nel titolo e nella copertina c’è la
storia della protagonista e insieme il modus operandi del serial killer che
l’ha rapita.
"Gli occhi neri di Susan" è, infatti, un giallo dove il colpevole è un
serial killer che rapisce e uccide giovani ragazze. Ma se non amate descrizioni
di violenze sessuali o simili, potete stare tranquilli, nel libro non ne troverete.
Il romanzo si snoda a capitoli alternati con due protagoniste: Tessie, la
ragazzina rapita nel 1995 che ci racconta la sua vita prima e dopo la
terribile esperienza, e Tessa, che è diventata donna e oggi ha una figlia adolescente.
Ma chi è la Susan del titolo?
Susan non esiste, o meglio, gli occhi neri di Susan (titolo originale
Black-Eyed Susans: le Susan dagli occhi neri) altro non sono che il nome di un fiore giallo, simile al girasole, molto comune nel
Texas. Perché tutta la vicenda è ambientata in quello Stato, dove Tessie/Tessa ha sempre vissuto e dove, in uno dei carceri di massima sicurezza di Huntsville
(ricordate “Il miglio verde”?), è
rinchiuso in attesa dell’esecuzione l’assassino seriale.
Tessie è l’unica
sopravvissuta fra le Susan dagli occhi neri, come le aveva definite la stampa,
perché il maniaco le aveva abbandonate in un campo ricoperto di quei fiori. Ma
se il colpevole è stato condannato ed è in carcere da anni, su cosa si regge la trama? Ancora sui fiori dall’occhio nero: chi
continua a piantarli vicino alla casa di Tessa, un emulatore del serial killer o solo uno squilibrato? E se invece il vero colpevole fosse ancora libero, mentre un innocente sta per essere giustiziato a
causa della testimonianza al processo di Tessie?
Julia Hearberlin, texana al suo
terzo romanzo, è stata per anni anche giornalista. L’autrice sfiora nel
romanzo tematiche non banali, come l’eticità della pena di morte come
deterrente per il crimine; la statistica che ci mostra come negli Stati Uniti
sono soprattutto neri poveri a essere condannati a morte; il lavoro di
psicologi e avvocati quando sono i minori le vittime di un crimine.
Ma,
soprattutto, “Gli occhi neri di Susan” è lo svelarsi dell’educazione
sentimentale di Tessie e dell’amicizia profonda che la lega all’eccentrica
coetanea Lydia, l’amica del cuore che l’aiuterà dopo il ritrovamento e durante
il processo. Ma se Lydia è una vera amica, perché dopo il processo se ne è
andata via con la sua famiglia senza nemmeno salutare Tessie? E quanto peso hanno
avuto il bizzarro nonno di Tessie e Lydia nel costruire l’immaginario
adolescenziale di Tessie, popolato di fiabe politicamente scorrette e di
racconti gotici alla E.A. Poe?
Davvero un bellissimo romanzo,
che non smette per una pagina di essere thriller dal ritmo elevato, con una scrittura fluida e realistica, ricca di introspezione su
tutti i personaggi (complimenti alle traduttrici Marianna Cozzi e Angela
Ricci). Lo leggerete tutto d’un fiato, sarete sorpresi dai colpi di scena e, quando
penserete di aver trovato il bandolo della matassa, resterete a bocca aperta... ma
non certo per la delusione! Lo consiglio
a tutti gli amanti dei gialli costruiti a regola d’arte e, in particolare, a
chi ama i legal thriller su carta, nei film e in Tv.
Il libro è uscito nello scorso mese di marzo per la Newton Compton Editori ed è disponibile sia in ebook sia in cartaceo vedi qui
Il libro è uscito nello scorso mese di marzo per la Newton Compton Editori ed è disponibile sia in ebook sia in cartaceo vedi qui
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